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C.5 Quali sono gli indici descrittori (e i relativi valori di riferimento) che possono essere utilizzati per effettuare la valutazione del comfort (discomfort) termico?

L’indice comunemente utilizzato per la valutazione del comfort termico è il PMV (Predicted Mean Vote), descritto nella norma UNI EN ISO 7730 [9]. L’indice PMV rappresenta la media dei voti relativi alla sensazione termica che un ampio gruppo di soggetti esprimerebbe se fosse esposto alle condizioni da valutare. I voti di cui PMV rappresenta il valore medio vengono espressi in una scala a 7 punti (-3 molto freddo; -2 freddo; -1 leggermente freddo; 0 né caldo né freddo, ovvero condizione di neutralità termica; +1 leggermente caldo; +2 caldo; +3 molto caldo). Secondo quanto indicato dalla norma stessa, l’indice PMV è un affidabile indicatore di comfort/discomfort quando esso assume valori compresi tra -2 e +2 e quando i sei parametri fondamentali (quelli di cui l’indice stesso è funzione, vedi FAQ C.5) sono compresi nei seguenti intervalli:

46 W/m2 < M < 232 W/m2 (0.8 < M < 4 met)

0 m2 K/W < Icl < 0,31 m2 K/W (0 < Icl < 2 clo)

10°C < ta < 30°C

10°C < tr < 40°C

0 m/s < va < 1 m/s

0 Pa < pa < 2700 Pa

Il PMV quantifica un giudizio medio. Qualunque sia il valore di PMV esiste comunque una percentuale di persone che si dichiarano “insoddisfatte” delle condizioni termiche in esame, definite come coloro che esprimerebbero un voto pari o superiore a 2 in valore assoluto. Tale percentuale viene indicata con l’acronimo PPD (Predicted Percentage of Dissatisfied) e viene calcolata in funzione dell’indice PMV. In corrispondenza della condizione di neutralità termica (PMV = 0), l’indice PPD assume il proprio valore minimo pari al 5%, il che implica che, anche nella condizione di neutralità termica, esiste comunque una percentuale di persone non soddisfatte delle condizioni termiche dell’ambiente.

Il PMV è un indice di comfort globale, e per una più approfondita valutazione del discomfort è stato integrato da quattro indici di discomfort locale (vedi FAQ C.6).

Classificazione degli ambienti termici

Nella norma UNI EN ISO 7730 tre diversi limiti di accettabilità, sia relativi all’indice PMV sia relativi agli indici di discomfort locale, vengono definiti per tre diverse categorie (A, B, C). Gli intervalli di accettabilità dell’indice PMV sono i seguenti: categoria A: ± 0,2 ; categoria B: ± 0,5 ; categoria C: ± 0,7.

La norma UNI EN ISO 7730 non fornisce alcuna indicazione su eventuali criteri oggettivi per l’assegnazione della situazione in esame ad una di tali categorie.

Il Decreto 11 ottobre 2017 [5](CAM)  richiede il conseguimento della classe B secondo la norma ISO 7730.

Un criterio per individuare l'intervallo di accettabilità da utilizzare ai fini della valutazione del comfort, è stato sviluppato dalle norme EN 16798-1 e EN 16798-2 (Tabella C.5.1). Tali norme classificano gli ambienti ai fini del comfort in quattro categorie: i limiti di accettabilità delle categorie classificate come I II e III coincidono con i limiti che la UNI EN ISO 7730 propone per le categorie A B e C. La categoria IV della EN 16798-1 e EN 16798-2 si configura come una categoria aggiuntiva: ad essa è associato un PMV compreso tra -1 e +1. La classificazione è riportata alla Tabella C.3.1

 

Tabella c.3.1 Definizione delle categorie ai sensi delle norme EN 16798-1 e EN 16798-2

categoria I: PMV ± 0,2 Livello che dovrebbe essere adottato in presenza di soggetti termicamente vulnerabili (bambini, anziani, persone con disabilità)

categoria II: PMV ± 0,5 Livello di riferimento di progetto

categoria III: PMV ± 0,7 Livello ai limiti di accettabilità ai fini del comfort: introduce perdita di prestazioni nell’espletamento delle attività.

categoria IV: PMV ± 1,0 Livello da riscontrarsi solo in spazi con permanenza limitata

Alcuni autori [47] hanno definito un metodo che consente di effettuare una oggettiva classificazione termica degli ambienti moderati, allo scopo di identificare la corretta categoria e quindi il corretto intervallo di accettabilità ai fini della valutazione del comfort. Esso si fonda sulla quantificazione ed elaborazione di tre elementi correlabili alla percezione dell’ambiente termico: la sensibilità termica del soggetto, l’accuratezza del compito svolto, la praticabilità delle soluzioni tecniche di controllo del microclima [46].

Applicabilità del metodo PMV

All’interno degli intervalli nei quali il metodo PMV è stata validato (vedi sopra), esso risulta generalmente applicabile, secondo quanto descritto nella norma UNI EN ISO 7730 [9]. L’unica eccezione è rappresentata da situazioni lavorative caratterizzate da abbigliamento con isolamento termico fortemente disomogeneo. A questo proposito va verificata la presenza di indumenti che, a causa della loro particolare posizione (es. in stretta aderenza ai luoghi nei quali avvengono inspirazione ed espirazione) siano in grado di alterare significativamente lo scambio termico con conseguente perdita di validità del metodo PMV che produce una significativa sottostima del discomfort caldo. Quanto a situazioni esterne a tali intervalli, un caso interessante è quello di situazioni lavorative caratterizzate da dispendio metabolico superiore a 4 met. Studi sperimentali [65] hanno dimostrato che anche a 6 met, con temperatura 26°C e umidità relativa 50%, dato un flusso d’aria opportunamente intenso, è possibile ottenere una ragionevole condizione di comfort, quantificata mediante elevate (> 80%) percentuali di soddisfatti. Lo stesso studio ha altresì dimostrato che le condizioni di massimo comfort identificate dai soggetti corrispondono a PMV molto vicino a zero. In sintesi la valutazione con il metodo PMV è percorribile, in ambienti moderati, per valori di dispendio metabolico presumibilmente fino a 6 met e velocità fino a 3 m/s.

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